mercoledì 13 dicembre 2017

Liberi e uguali

L'evento risale a pochi giorni fa. Il giorno dopo la notizia volevo intervenire e dire la mia, ma sono stato ostacolato dalle varie faccende. La principale è il trasloco della mia società. Non è proprio mia, ma lavora là. Hanno annunciato il trasferimento nei nuovi locali prima dell'estate. Il primo termine è saltato di un mese, ma aspettavo una cosa di genere. Alla fine è stata stabilita data precisa e sono state prescritte le procedure. Io dovevo spostarmi martedì. Il giorno prima iniziano le voci sul ritardo ed arriva un'e-mail che conferma le chiacchiere: si va via giovedì. Avevo già iniziato impacchettare e l'ufficio era un disastro con gli scatoloni sparsi da per tutto. Se mi informavano prima, mi organizzavo diversamente e avevo meno casino da gestire.

Avevo già imballato alcune cose che uso nel lavoro quotidiano e mi toccava tirarle fuori per poter continuare a lavorare. Perché, come al solito, il periodo prenatalizio è sempre carico di lavoro e le scadenze sono un giorno, due prima della festività stessa. Pertanto chi ha preferito questo periodo per cambiare uffici non ha fatto una buona scelta. A questo si è sovrapposta la solita disorganizzazione che ha fatto slittare i tempi, e siamo qui a piangere. Alla fine si risolverà tutto, ma si poteva fare con una sofferenza molto più contenuta. Oggi siamo rimasti in 3 nel vecchio edificio. Hanno previsto di spostarci venerdì prossimo. I nostri posti di lavoro non sono ancora pronti; ci hanno detto che manca il cablaggio.

Visto che nell'attuale posto di lavoro, insieme a me è rimasto soltanto il mio elaboratore elettronico, senza collegamento di rete, in pratica non riseco a produrre. In teoria sì, ma devo essere sincero: non ne ho voglia. Così mi sono messo a scrivere questo articolo. Stasera, da casa, lo metto online. Non ditelo al mio capo. Se lo vede si incazza e mi torva gli errori linguistici e di scrittura che lo fa infuriare. Scherzo! Ma torniamo sul tema che volevo elaborare da una settimana. Ho sentito la notizia sulla formazione di un nuovo partito di sinistra, di quelli fuoriusciti dalla casa madre. Non so a quanti partiti nuovi ha dato il luogo litigio all'interno del PD, ma sembra che ogni giorno c'è un parto.

Visti i protagonisti e le loro idee, se ho capito bene vogliono fare da spalla ai stellati (non credo che avrà  buon fine quest'idea), mi sono soffermato sul nome. Il nome di una cosa, oppure una persona, è una cosa molto importante. Fa il primo impatto che spesso è quello decisivo. E' vero che in Italia ci sono già tantissimi partiti e che i nomi sono in buona parte esauriti, ma trovare qualcosa di meglio si poteva. La prima sensazione che ho avuto era la goffaggine dell'autore. Voleva fare un titolo forte ma non ha riflettuto molto. Le due parole che formano lo slogan, sembra una cosa del genere, sono belle e forti ma con i significati molteplici. Alcuni di essi potrebbero provocare rifiuto nei potenziali sostenitori. Analizziamo entrambe.

Lui sì che è libero e eguale


Liberi
Liberi è un aggettivo che rappresenta un indubbio valore che tutti noi apprezziamo e sosteniamo. Ma quando lo metti nel nome può significare anche che manca e che tu combatti per ripristinarlo, oppure migliorare la sua presenza. Per quanto riguarda le libertà generali, non credo che sono oppresse nel nostro paese, ma quelle indirette, come per esempio la privacy, cominciano veramente a preoccupare. Non soltanto da noi, ma nel mondo in generale. Quando manca la privatezza, manca anche la libertà. Non mi risulta che i fondatori hanno nel loro programma qualche punto per migliorare questo aspetto. L'altro potenziale problemino è che molti potrebbero avere un'associazione con il precedente partito di Berlusconi. Usualmente la libertà è un cavallo di battaglia della destra, e cercare di appropriarsi potrebbe avere le conseguenze negative.

Eguali
Questa parola invece mi preoccupa. E' in netto contrasto con la prima. La libertà non prevede l'uguaglianza, ma questo vorrebbero mischiare tutto. Ecco la prova della loro incapacità di governare il paese: senza le idee chiare non si va da nessuna parte. L'applicazione della parola eguali la vedo soltanto per la giustizia: tutti uguali davanti alla legge. In tutti gli altri sensi è una roba di comunisti, da assistenzialisti, da quelli che non capiscono i meccanismi naturali che spingono una società in avanti, nel progresso. Apro la parentesi per dire che sono d'accordo con tutti voi che avete qualche dubbio sul fatto che andare avanti corrisponde al progresso; condivido la vostra perplessità, ma per la chiarezza dell'esposizione prendo questo per vero.

Chi ha coniato il nome deve avere qualche problema fisico perché non percepisce il mondo in modo reale. Gli sfugge che la società è composta da due tipi diversi delle entità; femmine e maschi. Ma anche loro, nell'suo insieme interno sono disuguali: ci sono quelli alti, e quelli bassi, alcuni sono grassi, ci sono le persone pelate. Ma la nostra disuguaglianza principale è sul piano economico. Ci sono ricchi e poveri, per considerare soltanto le estremità. A quello che guadagna 10 milioni all'anno, prendiamo 5 e li diamo ad un disoccupato; così diventano uguali per quanto riguarda l'aspetto finanziario. Adesso qualcuno mi dovrebbe spiegare perché quello con redito alto dovrebbe impegnarsi per raggiungerlo se i soldi gli arrivano comunque, anche se non ha un lavoro. Non mescoliamo le pere e le mele; non stanno bene insieme.

Mi fatte un piacere: cambiate ‘sto nome! Non vi rendete conto che la persona con un po' di cervello ci arriverà alla conclusione che si tratta di una truffa. Qualche nostalgico comunista ci potrebbe anche cascare, ma tutto qui. Passato qualche giorno si è già visto che nemmeno all'interno del partito sono uguali e che pensano in modo diverso. Uno, quello più anziano e conosciuto (con la barca da 12 m) vorrebbe riprendersi il suo vecchio formazione, mentre altro desidererebbe mettersi sulle spalle 5 stelle, come un generale. Non hanno ancora compreso che non c'è posto per tutti e che alcuni dovranno lasciare, per sempre. Ma la politica è una buna culla dove si sta benissimo senza fare granché.

martedì 4 luglio 2017

Bologna

Due torriQuesto cambiamento di direzione in qualche modo era già annunciato. Risfogliando i miei precedenti testi. Avevo inserito delle immagini scattate in alcuni viaggi con lo scopo di arricchire il contenuto e farlo più piacevole da un punto di vista visivo. Adesso è arrivato il momento della svolta; il primo volume turistico. L'ho appena finito ieri e così la memoria è fresca, fresca. Il 2 Giugno è festivo e cadeva venerdì. Tre giorni in una città come Bologna sono sufficienti, non soltanto per visitarla bene, ma anche per assaggiarla, per sentire l'atmosfera del posto. Ero alla stazione ferroviaria alle 11 di mattina. Breve percorso fino all'albergo, a cento metri dalle Due torri. Chi conosce la città saprà che il termine breve forse non è il più adeguato in quanto si tratta di una buona mezz'oretta. Trascinandosi dietro un trolley. Ma quando sono in vacanza per me è tutto facile e piacevole e lungo la strada c'erano già tante cose da vedere.



L'albergo era a due passi dalle due torri. Uno a quattro stelle in un antico palazzo. Anche i mobili delle stanze sono in questo stile che io non gradisco affatto. Ma il problema è un altro: a mia moglie non piace la vista. Dalla finestra si vede la facciata dell'edificio di fronte, a circa 3 metri di distanza. Lei scende giù alla reception e chiede un'altra stanza. In 10 minuti è fatta. La vista è giusta, ma la stanza è molto più piccola rispetto a quella iniziale. Io sono disperato. Lei si lamenta, aveva chiesto una stanza de lux, e questa non può esserci tale perché troppo piccola. Non mi sono spacchettato aspettando di cambiare di nuovo, ma questa volta si ferma alle chiacchiere. Meno male!

Roxy Bar


Finalmente siamo per le strade di Bologna. E' ora di pranzo. Lei ha scelto, come al solito, un posticino particolare. Si trova fuori centro, ma riusciamo ad arrivarci usando la cartina che abbiamo recuperato in albergo, senza aiuto dei mezzi tecnologici. Il numero civico 69 è davanti a noi. Una saracinesca abbassata, sembra da tanto tempo. Un passante ci informa che è stato chiuso 4 anni fa. Il libro che la mia cara utilizza, di Touring Club, è vecchio più di dieci anni. Pazienza! In zona ci sono tanti posti per ristoro e alla fine abbiamo mangiato bene. Si inizia visitare le chiese, le cattedrale e le basiliche. Ne ho viste tante nella mia vita e mi sembrano tutte uguali. Se non è proprio strabella, non attira la mia attenzione. Ma la passeggiate per le vie e viuzze mi piace. Mai visto così tanti portici in vita mia. Tutto stile medioevale, diverso da molte altre città italiane. Un posto riconoscibile ad occhi chiusi (esagerando un pochino). Per sabato e domenica è previsto un peggioramento del tempo. Chi se ne frega; è tutto coperto qui.

Salita San Luca


La cena in un ristorante tipico bolognese assaggiando i piatti tradizionali. Tutto ottimo e il personale molto cortese e simpatico. Quasi lasciavo la mancia, ma quando ho visto il coperto di 6 euro su un conto di 50 mi è passata la generosità. Un giro in centro, condividendolo con moltissima gente. Tanta vivacità, sorrisi, qualche canzone. Per finire la giornata avevo un punto fisso: farmi un whiskey in Roxy bar. Un posticino molto moderno, lontano da quello che uno si immaginerebbe ascoltando la canzone di Vasco. Ma il drink era buono ed anche camerieri erano di buon umore e così ci siamo scambiati due battute.

Tetti di Bologna


Domani mattina alle nove eravamo diretti vero il santuario Madonna di san Luca. Tutto a piedi, circa 6 chilometri, passando per il porticato più lungo al mondo che segue la Via Saragozza. Ultimi 2 chilometri nella salita porticata, dedicata ai pedoni e pellegrini, in salita. Faceva abbastanza caldo e così abbiamo messo circa 90 minuti per percorrere il tragitto. In cima si trova il santuario. Ci siamo arrampicati sul terrazzo panoramico  per goderci un ambia vista a 180 gradi. Dicono che durante le giornate limpide (nostra non era proprio così; era presente una leggere foschia) si vede anche il mare. La discesa è andata più velocemente e tornando in dietro con la stessa strada ci siamo fermati al palazzo Alberghetti per vedere la mostra di Mirò.

L'arte di pittura non è il mio forte. Alcuni autori mi piacciono, così visivamente, altri meno. Mirò rientra nella categoria di quelli che non mi incantano, anzi. Era un autore molto produttivo; ha creato migliaia di quadri. Guardandoli chiedevo a me stesso: perché? Avevo l'audio guida che raccontava i suoi quadri ma anche la sua vita e la sua filosofia. Ad un certo periodo della sua carriera ha dichiarato che il suo scopo è distruggere la pittura. Se il traguardo era davvero questo, è riuscito perfettamente.

Mostra di Mirò


Ero fisicamente stanco dalla camminata  e psicologicamente distrutto dalle macchie di sopra descritto artista. Meno male che era ora di pranzo. Un taglierino con i fantastici prodotti emiliani e dopo dritto alla camera per un riposo. Mia moglie era ancora più stanca con me. E la dormitina non ha aiutato molto. Nel pomeriggio gironzolavamo senza uno scopo. Lei era distrutta e la serata che si avvicinava era compromessa. Mi è venuta una delle mie idee creative: andiamo al cinema. Non in uno qualunque ma nella Cineteca di Bologna. Un quarto d'ora e con l'ultimo sforzo siamo riusciti ad arrivare (almeno lei). Si è comprata anche due banane perché, come diceva lei, le mancava il potassio. Alle otto precise siamo entrati nella sala dove iniziava Manhattan di Woody Allen. Un bellissimo film che ho visto tanto tempo fa e che ho rivisto con tanta gioia. Ci siamo ripresi e dopo quest'esperienza veramente artistica (al contrario della mostra) abbiamo fatto una cena leggere.

Ultimo giorno avevamo a disposizione parecchio tempo: il treno partiva alle 5 di pomeriggio. Si siamo dedicati alla zona universitaria visitando anche tre musei universitari. Quello della geologia era molto bello con numerosissime pietre e minerali esposti. Il secondo, biologico e antropologico, ci ha lasciato una bellissima impressione. Molto ampio, con tanto materiale didattico che permette al visitatore di rinfrescare ed  allargare le proprie vedute sull'evoluzione umana. Ed entrambi erano gratis. Il terzo, situato nel palazzo Poggi ci è piaciuto un po' meno. La parte migliore erano le stanze del palazzo stesso. Meno divertimento, ma questa volta a costo di 5 euro a persona. Mentre stavamo dentro fuori ha piovuto. Non c'è ne siamo nemmeno accorti. All'uscita le strada era parecchio bagnata ma già splendeva il sole. Le minace dei temporali, ampliamente diffuse dai media, si sono rivelate sbagliate. Meno male, direi. Dopo il pranzo, una bella porzione di lasagne, dritto alla stazione. Il treno è arrivato in orario.